Nessuna via di mezzo per il nostro Wes, che dice la sua sull’ascoltare la musica su vinile.
Ci sono quelli che dicono che il vinile “si sente meglio”. Poi ci sono quelli che dicono che invece “è la stessa cosa” e che “non c’è nessuna differenza” o che è solamente un suono “diverso”.
La questione è molto semplice: i primi hanno ragione, i secondi hanno torto. È così e basta. Ascoltando un vinile si sentono cose che su altri supporti non si possono percepire. Qui non si sentono solo gli strumenti, si sente lo spazio. Si sente la dimensione e la forma della sala di registrazione, si percepisce l’aria in cui si diffonde il suono e la musica diventa tridimensionale. I movimenti e gli sguardi dei musicisti sono tutti lì, descritti con precisione tra i solchi del disco nero. Facendo un po’ attenzione si può anche avvertire il produttore che sorride soddisfatto nella saletta di mixaggio o il tecnico del suono che aguzza le orecchie e già pensa alla post-produzione.
Insomma sul vinile è tutto più reale e tangibile. Il celebre fruscio della puntina del giradischi ci riporta alla dimensione concreta della musica, fatta anche di polvere e detriti accumulati nel tempo. Osservando il disco che gira lentamente sul piatto sembra quasi di vederlo ballare al ritmo della sua stessa musica. Certo ogni tanto può darsi che “inciampi”, il suono è po’ disturbato, forse bisogna pulire il disco con più cura, sicuramente invecchierà più velocemente di altri, più “giovani”, supporti. Ma il bello sta senz’altro anche nel prendersi cura di quella musica. Ovviamente non sto dicendo che si tratti dell’unico modo in cui si dovrebbe ascoltare musica registrata; semplicemente è il più bello.
Wes